Samuele Ceccarelli ha vinto la medaglia d’oro nei 60 metri agli Euroindoor di Istanbul. Li ha corsi in 6″48, battendo Marcell Jacobs, campione uscente, che è arrivato a 6″50. Per Jacobs è la seconda volta a stretto giro che manca una vittoria, dopo una lunga serie consecutiva di primi posti. A febbraio, infatti, a Lievin a sorpresa era arrivato secondo dietro al kenyano Omayala. «Non so cosa dire, davvero, ...», ha commentato ai microfoni di RaiSport, Samuele Ceccarelli dopo la vittoria: «E’ una bella soddisfazione, credo sia scontato dirlo, ero alla mia prima competizione importante e ho vinto..... Non sembro emozionato? può darsi che io sia adrenalinico, ma sul podio penso che verrà fuori un po’ più di emotività. «continua»
La medaglia cercata, attesa a lungo, si trasforma in realtà per Dariya Derkach. Agli Europei indoor di Istanbul l’azzurra è vicecampionessa europea del triplo, argento con 14,20 al secondo salto. Entra combattiva in pedana, con grinta fin dall’inizio, in una gara che la vede subito a ridosso dei quattordici metri con 13,97. Sorpassato il 14,16 della portoghese Patricia Mamona, argento olimpico e qui di bronzo, la portacolori dell’Aeronautica non si accontenta: prova a forzare (14,08 al quarto, nullo al quinto e senza chiudere il “jump” al sesto) e avvicina l’oro rimasto a undici centimetri, il 14,31 al primo round della turca Tugba Danismaz. Che questa fosse una buona stagione era chiaro alla luce della costanza di rendimento espressa in tutte le gare, sfiorando il personale indoor con 14,25 nel debutto di gennaio e al secondo posto nella lista di partenza. Tante volte si era fermata allo scoglio della qualificazione, ora invece in finale e sul podio, a dieci anni dall’argento europeo under 23 del 2013. “Che bello, finalmente! Dopo il 14,20 ho provato a fare il più possibile - sorride l’azzurra - per andare in caccia della vittoria, ma purtroppo negli ultimi salti ho sentito un po’ di stanchezza, forse ho voluto strafare e non sono riuscita a chiudere i balzi. Questa medaglia arriva dalla voglia di ottenere qualcosa, dopo troppe occasioni mancate e altrettante delusioni. Ho imparato, sono cresciuta e diventata grande”. Quarta medaglia azzurra nel triplo femminile agli Euroindoor: argento Magdelin Martinez nel 2005, Simona La Mantia oro nel 2011 e bronzo due anni più tardi. È una dimostrazione di sostanza anche per Ottavia Cestonaro, dal primo all’ultimo salto: il 13,98 di esordio in gara replica la stessa misura della qualificazione e vale il provvisorio terzo posto, prima di scivolare in quarta posizione. La vicentina chiude in ascesa, superando i quattordici metri nei due turni conclusivi: 14,03 e 14,08, a soli tre centimetri dal recente personale indoor, a otto dal podio.
ASTA - Troppo breve la gara dell’asta per Roberta Bruni. Un salto buono a 4,25 ma poi quando si deve ancora entrare nel vivo, alla quota di 4,45, la primatista italiana (4,62 agli Assoluti di Ancona e 4,72 all’aperto l’anno scorso) sbaglia tre volte e chiude così all’ottavo posto in finale. Nella sfida per le medaglie, la finlandese Wilma Murto non è più un’outsider e all’oro di Monaco aggiunge quello di Istanbul: 4,80 alla prima prova dopo essersi salvata all’ultimo appello a 4,75, misura che dà l’argento alla slovena Tina Sutej davanti al 4,70 della ceca Amalie Svabikova.
1500 - Alla sua prima finale in maglia azzurra si piazza nona Sintayehu Vissa con 4:10.05 in una gara lanciata su ritmi molto veloci che per la terza volta nei 1500 incorona la britannica Laura Muir (4:03.40) già oro nel 2017 e nel 2019. Come nella batteria la romena Claudia Bobocea corre al comando senza risparmiarsi e agguanta l’argento in 4:03.76 perché è la scozzese l’unica a superarla, bronzo alla polacca Sofia Ennaoui (4:04.06). Un’andatura difficile da sostenere per la friulana di stanza in America, scesa quest’anno a 4:07.14 di passaggio nel record italiano del miglio.
400 - È la legge dei più forti. Lo scettro dei 400 metri per due big tra i più attesi della rassegna: Femke Bol scende ancora sotto i cinquanta secondi con 49.85, a un paio di settimane dallo strabiliante record del mondo di 49.25, confermando il titolo. Doppietta olandese con Lieke Klaver al secondo posto (50.57), bronzo alla polacca Anna Kielbasinska (51.25). Nella finale maschile scatta come un missile Karsten Warholm (20.84 il parziale ai 200 del norvegese) e paga lo sforzo negli ultimi metri, ma in 45.35 arriva a tre decimi dal record europeo da lui pareggiato nell’edizione di quattro anni fa e resiste al gran rientro del belga Julien Watrin (45.44) con lo svedese Carl Bengtstrom terzo in 45.77.
https://www.fidal.it/content/Derkach-gioia-d%E2%80%99argento-%E2%80%9CFinalmente-sono-grande%E2%80%9D/146095
https://narrazioneattivapensierisuoniparole.blogspot.com/p/european-indoor-athletics-championships.html
La medaglia cercata, attesa a lungo, si trasforma in realtà per Dariya Derkach. Agli Europei indoor di Istanbul l’azzurra è vicecampionessa europea del triplo, argento con 14,20 al secondo salto. Entra combattiva in pedana, con grinta fin dall’inizio, in una gara che la vede subito a ridosso dei quattordici metri con 13,97. Sorpassato il 14,16 della portoghese Patricia Mamona, argento olimpico e qui di bronzo, la portacolori dell’Aeronautica non si accontenta: prova a forzare (14,08 al quarto, nullo al quinto e senza chiudere il “jump” al sesto) e avvicina l’oro rimasto a undici centimetri, il 14,31 al primo round della turca Tugba Danismaz. Che questa fosse una buona stagione era chiaro alla luce della costanza di rendimento espressa in tutte le gare, sfiorando il personale indoor con 14,25 nel debutto di gennaio e al secondo posto nella lista di partenza. Tante volte si era fermata allo scoglio della qualificazione, ora invece in finale e sul podio, a dieci anni dall’argento europeo under 23 del 2013. “Che bello, finalmente! Dopo il 14,20 ho provato a fare il più possibile - sorride l’azzurra - per andare in caccia della vittoria, ma purtroppo negli ultimi salti ho sentito un po’ di stanchezza, forse ho voluto strafare e non sono riuscita a chiudere i balzi. Questa medaglia arriva dalla voglia di ottenere qualcosa, dopo troppe occasioni mancate e altrettante delusioni. Ho imparato, sono cresciuta e diventata grande”. Quarta medaglia azzurra nel triplo femminile agli Euroindoor: argento Magdelin Martinez nel 2005, Simona La Mantia oro nel 2011 e bronzo due anni più tardi. È una dimostrazione di sostanza anche per Ottavia Cestonaro, dal primo all’ultimo salto: il 13,98 di esordio in gara replica la stessa misura della qualificazione e vale il provvisorio terzo posto, prima di scivolare in quarta posizione. La vicentina chiude in ascesa, superando i quattordici metri nei due turni conclusivi: 14,03 e 14,08, a soli tre centimetri dal recente personale indoor, a otto dal podio.
ASTA - Troppo breve la gara dell’asta per Roberta Bruni. Un salto buono a 4,25 ma poi quando si deve ancora entrare nel vivo, alla quota di 4,45, la primatista italiana (4,62 agli Assoluti di Ancona e 4,72 all’aperto l’anno scorso) sbaglia tre volte e chiude così all’ottavo posto in finale. Nella sfida per le medaglie, la finlandese Wilma Murto non è più un’outsider e all’oro di Monaco aggiunge quello di Istanbul: 4,80 alla prima prova dopo essersi salvata all’ultimo appello a 4,75, misura che dà l’argento alla slovena Tina Sutej davanti al 4,70 della ceca Amalie Svabikova.
1500 - Alla sua prima finale in maglia azzurra si piazza nona Sintayehu Vissa con 4:10.05 in una gara lanciata su ritmi molto veloci che per la terza volta nei 1500 incorona la britannica Laura Muir (4:03.40) già oro nel 2017 e nel 2019. Come nella batteria la romena Claudia Bobocea corre al comando senza risparmiarsi e agguanta l’argento in 4:03.76 perché è la scozzese l’unica a superarla, bronzo alla polacca Sofia Ennaoui (4:04.06). Un’andatura difficile da sostenere per la friulana di stanza in America, scesa quest’anno a 4:07.14 di passaggio nel record italiano del miglio.
400 - È la legge dei più forti. Lo scettro dei 400 metri per due big tra i più attesi della rassegna: Femke Bol scende ancora sotto i cinquanta secondi con 49.85, a un paio di settimane dallo strabiliante record del mondo di 49.25, confermando il titolo. Doppietta olandese con Lieke Klaver al secondo posto (50.57), bronzo alla polacca Anna Kielbasinska (51.25). Nella finale maschile scatta come un missile Karsten Warholm (20.84 il parziale ai 200 del norvegese) e paga lo sforzo negli ultimi metri, ma in 45.35 arriva a tre decimi dal record europeo da lui pareggiato nell’edizione di quattro anni fa e resiste al gran rientro del belga Julien Watrin (45.44) con lo svedese Carl Bengtstrom terzo in 45.77.
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- KARSTEN WARHOLM
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